L’era del Pi greco

Ci sono tanti modi di guardare il cielo. Lo guardiamo da milioni di anni ed è sempre pieno di mistero e di fascino. I puntini luminosi che vi compaiono la notte, le fasi della luna splendente che illumina le tenebre, il cerchio di fuoco che ci dà luce e calore, le comete e tutti gli oggetti celesti che attraversano gli spazi celesti hanno generato le infinite domande a cui la scienza, le religioni e le arti hanno voluto rispondere. “Cercare, cercare cercare cercare e poi cercare”, scriveva Renzo Bergamo in uno dei tanti fogli su cui annotava con una calligrafia grande, generosa, sincera e forte i suoi pensieri. Erano i pensieri da cui nascevano le forme che metteva in movimento e che faceva letteralmente esplodere nei suoi quadri. Il movimento è come se fosse impresso dai colori, sul cui sfondo i segni, le figure, i passaggi, le traiettorie si illuminano. “Gioielli scagliati sulla terra” in modo caotico e violento, alla ricerca di un ordine: “la dea Bilancia” che si affanna a creare equilibri momentanei e precari. Sono particelle, atomi, molecole, cellule, astri, galassie, ma anche punti, rette, triangoli, quadrati, cerchi, curve e tutto quello che li mette in relazione e li fa muovere. “Cellula dopo cellula, contorno di corpo, vibrazioni di contorno. Cellula accesa. Corpo illuminato. Vibrazioni. Spegnere, accendere per trovare la forma contorno dopo contorno per unirci insieme là dove tutto è armonia. Fecondarsi di vita.” Non è il movimento per il gusto del movimento. Non è un movimento che ha una direzione precisa. Non è il gusto futurista per il progresso. Non è politica. È quel particolare movimento che si genera con la vita e le sue infinite forme e che si risolve nella fusione dell’uomo con il cosmo. “L’universo vive” in ogni suo angolo più nascosto, nelle sue parti infinitamente piccole e infinitamente grandi, nelle cellule e nelle galassie. Vedendo i quadri di Renzo Bergamo sembra quasi di sentire il rumore di questa vita, la musica generata dal mondo. L’armonia del mondo era musica per Pitagora, ma anche il Caos è suono. Ogni parte del mondo vibra, sussulta, stride, cigola. Oppure produce rumori leggeri e impercettibili, tintinnii, bisbigli. Davanti ai quadri di Bergamo sembra che qualcuno abbia tolto l’audio. Tutti i sensi sono chiamati in causa. Verrebbe perfino voglia di sentire dei sapori. Un artista che cercava di vivere in simbiosi con il cosmo, che si sentiva intimamente parte dell’incessante movimento del tutto, faceva forse fatica a chiudersi nel perimetro di una tela. Le forme, nelle sue opere, escono dal quadro, dal suo spazio chiuso e circoscritto, e lo spettatore sente calore, energia, luce, suono. Nell’arte gli elementi della natura si liberano dai loro vincoli, i vincoli posti dalla necessità di esistere, dalla realtà. È con il tutto, con gli spazi non visibili, che l’artista cerca un contatto. “La mia vocazione non è di fare. Ma di capire. Non di realizzare, ma di vedere.” Vedere anche oltre il visibile. Le forme devono essere oltrepassate per entrare in una dimensione cosmica: “... io non sono”. Non ci sono cose, nella dimensione invisibile, perseguita e “vista” nell’arte di Renzo Bergamo. C’è solo luce, energia, materia. Forse anche numeri. Pi greco, presente in tanti quadri e disegni di Renzo, e lo zero. Simboli, entità astratte che vivono negli spazi invisibili: “Nel cielo volavano pensieri matematici”. I simboli di Renzo non sono inaccessibili, astrusi, estranei. Hanno a volte orecchie e occhi, stanno inseriti nei volti al posto del naso, sono gioiosi e ci guardano dalla tela con sguardo ironico e benevolo. Il mondo non va verso la distruzione ma verso l’emergenza di forme sempre nuove. I contrasti, le lotte, le atrocità non devono farci paura. “Una nuova era sta per nascere, l’era del Pi Greco.”

2013

Simona Morini

Professore associato di Filosofia della Scienza presso l'Università IUAV di Venezia

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Il cosmo utopico di Renzo Bergamo